La cultura della positività: devi essere felice. Devi essere ottimista. Devi pensare positivo. Devi. Ma la felicità è un dovere? Alla scoperta della mercificazione della felicità.

La cultura della positività

Tutti vogliono che tu sia felice. Siamo bombardati da suggerimenti e contenuti motivazionali che ci invitano a non preoccuparci, ci spronano a lasciar andar l’ansia e ad essere sempre sorridenti. Ma la cultura della positività (di facciata) ha un lato oscuro, come sostiene il prof. Svend Brinkmann, docente di psicologia presso l’Università di Danimarca di Aalborg.
Il pensiero positivista non è la risposta ai tuoi problemi. Fingere che vada tutto alla grande ci allontana dal nostro vero sentire. Quando accade qualcosa di triste, abbiamo il diritto di avere pensieri e sentimenti negativi. Le emozioni negative, infatti, giocano un ruolo importante e sano nel nostro modo di comprendere la vita: ad esempio il senso di colpa è essenziale per sviluppare moralità, mentre la tristezza ci aiuta ad elaborare le tragedie. Ergo, benedite i vostri momenti bui perché sono delle occasioni per crescere, per riscoprirsi, per creare nuove opportunità. Non c’è nulla di male nell’essere solari e positivi, ma c’è una soglia oltre la quale la positività non è più sana secondo gli psicologi.

La moda entusiastica del “sii felice”

La moda entusiastica per l’auto-aiuto. I mental coach improvvisati. La pressione ad essere sempre felici. La positività come requisito. Questa è la nostra società. Brinkmann paragona l’insistenza sulla felicità degli impiegati al «controllo del pensiero», un atteggiamento che può rivelarsi dannoso nei confronti delle emozioni. Al primo segno di tristezza interiore, ne rifuggiamo. Abbiamo dimenticato che il dolore è naturale.
Tutto questo pensare positivo fa sembrare che la felicità sia sotto il nostro completo controllo. Ci siamo convinti che per essere felici basti cambiare atteggiamento, e allora ci stampiamo un sorriso (vero? mha!) prima di uscire di casa. Ma come e dove nasce la mercificazione della positività?
Il mentore è il Capitalismo. Gli individui felici sono più produttivi, più disposti ad effettuare acquisti. E così la felicità è diventata fonte di guadagno: libri, corsi, poster e gadget. Negli anni ’30, il governo inglese lanciò la celebre frase Keep Calm and Carry On [“Stiamo calmi e andiamo avanti”] per fortificare il morale della popolazione e dei soldati durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 2010, è stato ritrovato un poster con questa frase dai proprietari di una piccola libreria, i quali – lungimiranti- hanno iniziato a produrre e vendere poster. Oltre ad aver conquistato il web, oggi spopolano gadget con questa frase. E così il sistema si autoalimenta di falsa felicità, mentre la repressione della nostra emotività ci conduce alla frustrazione. Perché? Perché siamo fobici verso la negatività. Intolleranti ai pensieri tristi. Eppure, come sostiene lo psicologo Hefferson:

«La condizione emotiva di chiunque sarà per forza peggiorata dal dare la caccia a qualcosa che non può essere ottenuto».

Non basta avere pensieri felici per essere felici. E, per fortuna, va bene così.

Ricerca della felicità verso pretesa della felicità

La differenza sostanziale è che le persone emotivamente sane non rimuginano sulle emozioni negative ne permettono ad esse di prendere il sopravvento. Sanno invece usarle a proprio vantaggio per cambiare il proprio sguardo e la propria prospettiva. E allora, quando ti sentirai triste, stressato, insicuro non passare alla modalità Keep calm ma passeggia in quello status, sentiti scivolare dentro e se ne hai realmente bisogno chiedi aiuto a psicologi professionisti.

Se ti interessa approfondire il comportamento umano e hai già conseguito una laurea, puoi consultare il bando del Master Tecniche di Analisi della Persona. Il master, svolto in modalità online, fornisce gli strumenti necessari per addire all’iscrizione all’Associazione nazionale degli Analisti del comportamento emozionale del volto – Emotusologi (associazione professionale non-ordinistica). L’Emotusologo, che indaga sul comportamento emozionale del soggetto esaminato, è una professione affascinante e innovativa; soprattutto utile per capire chi mente celandosi dietro ad una maschera.

***A cura di Michela Crisci***