Una delle curiosità più comuni tra gli appassionati di lingue e letteratura è quella di sapere quali sono le parole italiane che derivano dal latino.

Chissà quante volte avrai detto, o avrai sentito dire, “a che serve studiare latino nelle scuole?”. Eppure, molti indirizzi inseriscono, all’interno della propria programmazione il latino. Per non parlare poi delle facoltà come Lettere Moderne, in cui questa disciplina la fa da padrone. Ma il latino è davvero una lingua morta? È davvero una materia che non serve a nulla nella formazione della persona?

In realtà, il latino è alla base di molte lingue, anche della nostra, l’italiano, e ci sono parole che utilizziamo tutti i giorni, che derivano proprio da questa “lingua morta”. Ciò dimostra che un idioma mantiene la sua importanza anche quando non è più utilizzato e parlato tra i popoli. Interessarti al latino, vuol dire capire meglio la tua lingua, rivelarne il fascino. È sempre bello scoprire da dove provengono le cose, e tra latino ed italiano c’è un legame indissolubile. Ma quali sono i termini che utilizzi nel tuo linguaggio comune e che hanno discendenza dal latino?

Parole italiane che derivano dal latino

La cosa che più sorprende è che, a distanza di oltre 2000 anni, il latino non è una lingua così morta come dicono in molti. Tutti i giorni, nel tuo linguaggio colloquiale, ti capiterà sicuramente di utilizzare dei termini appartenenti al latino. Così facendo, fai rivivere ogni giorno quella lingua che credevi fosse stata dimenticata già secoli fa. Possiamo fare una lista infinita di parole che derivano dal latino e che vengono utilizzate frequentemente durante le conversazioni usuali. In ordine alfabetico, abbiamo:

  • Ad hoc = per questo. Oggetto o soluzione adatta.
  • Ad honorem = per onore. Titoli concessi come premio al merito.
  • Agenda = cose che devono essere fatte. Taccuino o dispositivo con calendario.
  • Àlbum = la tavoletta imbiancata su cui si scriveva con l’inchiostro.
  • Alias = altrimenti. Pseudonimo, identità fittizia.
  • Alter ego = (vedi: ego)
  • A priori (a posteriori) = a partire da quanto sta prima (sta dopo). Si dice di considerazioni o giudizi espressi a prescindere dai fatti, o in conseguenza dei fatti.
  • Audio = io sento, io ascolto. Trasmette suoni di un dispositivo.
  • Auditorium = luogo per ascoltare. Sala per concerti o eventi.
  • Aula magna = sala grande. L’aula più grande di un’università.
  • Bis = due volte.
  • Bonus = buono. Sconto.
  • Campus = territorio. Il complesso degli edifici.
  • Capsula = cassettina. L’involucro di un farmaco.
  • Cellula = piccola stanza. Unità fondamentale di un organismo vivente.
  • Curriculum (vitae) = corso (della vita). Sintesi degli studi.
  • Data (pl. di datum) = le cose date. Complesso di elementi.
  • Deficit = manca. Disavanzo, ammanco, passivo di bilancio, mancanza.
  • Ego (alter ego) = io (l’altro me stesso).
  • Ergo = quindi, perciò.
  • Et caetera = eccetera.
  • Ex = da, fuori di.
  • Excursus = sortita, corsa verso l’esterno. Digressione, rassegna.
  • Ex novo = di nuovo. Daccapo, dall’inizio.
  • Extra = fuori. Ulteriore.
  • Focus = focolare. Punto focale.
  • Forma mentis = forma della mente. Criterio.
  • Forum = piazza. Discussione pubblica, anche in rete.
  • Gratis = per i favori, per le benevolenze.
  • Ictus = colpo, battuta. In medicina: colpo apoplettico.
  • Idem = quello stesso. La stessa cosa.
  • In calce = nel calcagno. Al termine di un testo.
  • Incipit = incomincia.
  • Iter = viaggio.
  • Lapsus = scivolone. Errore involontario.
  • Lavabo = io laverò. Lavandino.
  • Plus e minus = più e meno. Incremento e decremento, vantaggio e svantaggio.
  • Post scriptum = dopo lo scritto. Specificazione o nota posta al termine di una lettera.
  • Referendum = per riferire. Consultazione pubblica volta a permettere ai cittadini di esprimersi su questioni politiche.
  • Status = condizione, posizione. La condizione giuridica, sociale o economica di una persona.
  • Tot = tanti. Un certo numero, una quantità data, un tanto.
  • Ultimatum = ultimo avvertimento.
  • Una tantum = solamente una volta.
  • Veto = mi oppongo, vieto. Divieto di procedere o di agire.

Modi di dire che provengono dal latino

Oltre alle parole, ci sono anche delle vere e proprie frasi, modi di dire, che provengono dal latino, e che vengono utilizzati molto spesso in italiano. Tra questi:

  • Non plus ultra: letteralmente significa non oltre, è quindi il limite massimo. Viene comunemente usato per dire che non c’è niente di meglio
  • Qui pro quo: sarebbe il latino quid pro quo, un malinteso.

Per non parlare poi delle espressioni più utilizzate in italiano, che hanno una derivazione diretta dal latino, come:

  • L’amore è cieco!: una delle espressioni più usate in italiano deriva dal proverbio latino “amor caecus est”;
  • Chi di spada ferisce di spada perisce: un altro famoso detto italiano che deriva dal latino “Qui gladio ferit, gladio perit”;
  • La prima impressione spesso inganna: un comune modo di pensare che deriva dal proverbio popolare latino “Decipit frons prima multos”;
  • Quella è proprio una persona sui generis!: Alla lettera l’espressione significa “del suo genere”; in italiano poi ha assunto il significato di “sopra le righe” per indicare un individuo unico, appunto, nel suo genere.

Ci sono, poi, parole che hanno cambiato connotazione, cambiando anche lingua. Tra queste, captivus, ossia prigioniero, in latino, che in italiano si è trasformata in cattivo. Oppure, ministre, cioè servitore, in latino, che è diventato ministro, in italiano.

Per quanto se ne voglia discutere, il latino è un tutt’uno con la nostra lingua, e spesso lo utilizziamo senza neanche rendercene conto. È interessante approcciarvi, per capire la nascita e l’origine della nostra lingua, di alcune espressioni che fanno parte del linguaggio comune, cogliere le sfumature che arricchiscono e rendono la lingua italiana ancora più bella.

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